Chi uscì con Cleopatra?

Cleopatra

Cleopatra

Cleopatra Tèa Filopàtore (in greco antico: Κλεοπάτρα Θεὰ Φιλοπάτωρ?; in egizio: ḳliw-pꜣ-drꜣ, qliu-pa-dra; in latino Clĕŏpătra Thĕa Philopătōr; 70/69 a.C. – Alessandria d'Egitto, 12 agosto 30 a.C.), chiamata nella storiografia moderna Cleopatra VII o semplicemente Cleopatra, è stata una regina egizia appartenente al periodo tolemaico, regnante dal 52 a.C. alla sua morte.

Fu l'ultima sovrana della dinastia tolemaica a regnare in Egitto e anche l'ultima di tutta l'età ellenistica, la cui fine si fa coincidere proprio con la sua morte. Donna forte e indipendente, portò avanti una politica espansiva e accentratrice, nonostante il continuo avanzare dell'egemonia della Repubblica romana nel mar Mediterraneo; Cleopatra riuscì, infatti, a relazionarsi efficacemente con Roma, grazie anche al rapporto personale che instaurò con due importanti generali romani, Giulio Cesare e Marco Antonio, ed ebbe un ruolo centrale nell'ultima guerra civile repubblicana (44-31 a.C.), che portò alla nascita dell'Impero romano per iniziativa di Ottaviano Augusto.

Dopo una breve co-reggenza con il padre Tolomeo XII Aulete tra il 52 e il 51 a.C., alla morte di questi Cleopatra salì al trono insieme al fratello minore, Tolomeo XIII; successivamente, a seguito della guerra civile alessandrina (48-47 a.C.), regnò congiuntamente all'altro fratello, Tolomeo XIV, fino alla morte di questi nel 44 a.C., e infine con il figlio maggiore, Tolomeo XV Cesare. Non detenne quindi mai nominalmente il potere da sola, ma in realtà fu sempre lei a comandare sul proprio regno.

È inoltre con tutta probabilità tra le più famose personalità dell'antico Egitto e della storia universale: fin dai tempi antichi, infatti, la sua figura è stata al centro di racconti e ricostruzioni storiche più o meno fantasiose, che l'hanno portata a sopravvivere nell'immaginario comune fino all'epoca contemporanea.


Riassumendo:

Cleopatra VII, nata ad Alessandria nel 69 a.C., fu l’ultima regina dell’antico Egitto e discendente della dinastia tolemaica. Salì al trono nel 51 a.C. e si distinse per intelligenza, cultura e abilità politica. Parlava diverse lingue e cercò di preservare l’indipendenza dell’Egitto in un’epoca di crescente influenza romana. Si alleò con Giulio Cesare, da cui ebbe un figlio, Cesarione, e dopo la sua morte si legò a Marco Antonio, con cui condivise ambizioni politiche e sentimentali. La loro unione provocò lo scontro con Ottaviano, culminato nella sconfitta navale di Azio nel 31 a.C. Rifugiatisi ad Alessandria, Cleopatra si suicidò nel 30 a.C., secondo la tradizione con il morso di un aspide. La sua morte segnò la fine dell’Egitto come regno autonomo e l’inizio del dominio romano. Cleopatra è rimasta nella storia come simbolo di fascino, potere e intelligenza, ispirando opere letterarie, teatrali e cinematografiche per secoli.

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Gneo Pompeo il Giovane

Gneo Pompeo il Giovane

Gneo Pompeo Magno (in latino: Gnaeus Pompeius Magnus; nelle epigrafi: CN·POMPEIVS·CN·F·SEX·N·MAGNVS; Picenum, 29 settembre 106 a.C. – Pelusio, 28 settembre 48 a.C.) è stato un generale e politico romano, prima alleato e poi avversario di Gaio Giulio Cesare.

Abile generale e condottiero sagace ed esperto, Pompeo, originario del Piceno e figlio di Gneo Pompeo Strabone, divenne famoso fin dalla giovane età per una serie di brillanti vittorie durante la guerra civile dell'83-82 a.C. divenendo il principale luogotenente di Lucio Cornelio Silla. Negli anni seguenti divenne il personaggio politico più prestigioso e potente di Roma grazie alle sue continue vittorie contro Marco Emilio Lepido, Quinto Sertorio, gli schiavi di Spartaco, i pirati del Mediterraneo.

Si alleò inizialmente con Gaio Giulio Cesare e Marco Licinio Crasso nel primo triumvirato; secondo gli accordi, Cesare sarebbe stato eletto console con l'appoggio politico di Pompeo e finanziario di Crasso; in cambio, una volta eletto, avrebbe ratificato i provvedimenti presi in Oriente da Pompeo e concesso le terre ai suoi veterani; avrebbe inoltre approvato riforme in favore dei cavalieri (equites), cui era legato Crasso.

Dopo il rinnovamento del triumvirato a Lucca del 56 a.C. venne confermato proconsole in Spagna Citeriore e Spagna Ulteriore. In seguito si affiancò alla fazione repubblicana e combatté la guerra civile contro Cesare nel 49-48 a.C; sconfitto irrimediabilmente nella battaglia di Farsalo, fuggì in Egitto dove venne ucciso a tradimento.

Suo figlio, Sesto Pompeo, continuò la guerra contro Giulio Cesare, ma anche lui fu sconfitto.

Personaggio discusso, altamente apprezzato da alcuni e fortemente criticato da altri, Gneo Pompeo rimane una delle personalità più importanti della storia di Roma antica.

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Cleopatra

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Gaio Giulio Cesare

Gaio Giulio Cesare

Gaio Giulio Cesare (in latino Gaius Iulius Caesar, pronuncia restaurata o classica; AFI: [ˈɡäːjʊs ˈjuː.li.ʊs ˈkɐ̯ɛ̯.säːr]; nelle epigrafi C·IVLIVS·C·F·CAESAR e DIVVS IVLIVS; in greco antico: Γάϊος Ἰούλιος Καῖσαρ?, Gáïos Iúlios Kaîsar; Roma, 13 luglio 101 a.C. o 12 luglio 100 a.C. – Roma, 15 marzo 44 a.C.) è stato un politico, militare, scrittore e oratore romano, considerato una delle figure più importanti e influenti della storia.

Ebbe un ruolo fondamentale nella transizione del sistema di governo dalla forma repubblicana a quella imperiale. Fu dictator di Roma alla fine del 49 a.C., nel 47 a.C., nel 46 a.C. con carica decennale e dal 44 a.C. come dittatore perpetuo, e per questo ritenuto da Gaio Svetonio Tranquillo il primo dei dodici Cesari, in seguito sinonimo di imperatore romano. Con la conquista della Gallia estese il dominio della Res Publica Romana fino al Mare del Nord e al Reno e portò gli eserciti romani a invadere per la prima volta la Britannia e la Germania, nonché a combattere in Spagna, Grecia, Egitto, Ponto (attuale Anatolia nord-orientale) e Africa.

Il primo triumvirato, l'accordo privato per la spartizione del potere con Gneo Pompeo Magno e Marco Licinio Crasso Dive, segnò l'inizio della sua ascesa. In base all'accordo, Cesare sarebbe stato eletto console con l'appoggio politico di Pompeo e finanziario di Crasso; in cambio, una volta console, avrebbe ratificato i provvedimenti presi in Oriente da Pompeo, avrebbe concesso le terre ai suoi veterani, e avrebbe avviato delle riforme a favore del ceto equestre per Crasso. Con il rinnovo del triumvirato, a Lucca nel 56 a.C., fu riconfermato proconsole in Gallia Cisalpina (e Illirico settentrionale), Gallia Narbonense e Gallia Comata. Dopo la morte di Crasso, caduto contro i Parti (Carre, 53 a.C.), Cesare si scontrò con Pompeo e la fazione degli optimates per il controllo dello Stato. Nel 49 a.C., di ritorno dalla Gallia, guidò le sue legioni attraverso il Rubicone (sulla cui linea, nell'81 a.C., Lucio Cornelio Silla Fortunato aveva spostato il confine del pomerio della città) e scatenò una guerra civile (pronunciando le celebri parole «Alea iacta est»). Sconfisse Pompeo a Farsalo (48 a.C.) e successivamente gli altri optimates, tra cui Marco Porcio Catone poi detto Uticense, divenendo padrone indiscusso di Roma.

Con l'assunzione della dittatura a vita diede inizio a un processo di radicale riforma della società e della politica romana, assicurandosi potere assoluto sulla Repubblica. Il suo operato provocò la reazione dei conservatori, finché un gruppo di senatori, capeggiati da Quinto Servilio Cepione Bruto, Gaio Cassio Longino e Decimo Giunio Bruto Albino, cospirò contro di lui, uccidendolo alle idi di marzo del 44 a.C. (15 marzo 44). Nel 42 a.C., appena due anni dopo il suo assassinio, il Senato lo deificò ufficialmente, elevandolo a divinità. L'eredità riformatrice e storica di Cesare fu quindi raccolta da Gaio Ottavio Turino, suo pronipote e figlio adottivo con il nome di Gaio Giulio Cesare Ottaviano.

Le campagne militari e le azioni politiche di Cesare sono da lui stesso dettagliatamente raccontate in terza persona nei Commentarii de bello Gallico e nei Commentarii de bello civili. Numerose notizie sulla sua vita sono presenti negli scritti di Appiano di Alessandria, il già citato Svetonio, Lucio Mestrio Plutarco, Lucio Cassio Dione Cocceiano e Strabone. Altre informazioni possono essere rintracciate nelle opere di autori suoi contemporanei, come nelle lettere e nelle orazioni del suo rivale politico Marco Tullio Cicerone, nelle poesie di Gaio Valerio Catullo e negli scritti storici di Gaio Sallustio Crispo.

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